5 compositori per il cinema del nuovo millennio

Questa è la prima parte di un articolo più lungo con cui parleremo di alcuni compositori di
musica per cinema, in particolare di Thomas Newman e Abel Korzeniowski

Il binomio cinema-musica rappresenta un sodalizio fondante della settima arte.
Per questo il mondo delle composizioni per film annovera autori importantissimi e opere
davvero straordinarie, sin dagli albori del cinema e via via scorrendo la storia della
filmografia internazionale.

Risulta difficile orientarsi all’interno di un mondo talmente vasto e complesso che dà spazio
ad autori emergenti, grandi artisti e compositori affermati. Una cosa però è certa: non si tratta
di un’arte “minore”: il livello delle composizioni legate al cinema raggiunge spesso livelli di
dignità artistica importanti sia nella scrittura che nell’arrangiamento, prescindendo dalla
funzionalità cinematografica per rappresentare opere a se stanti, godibili e fruibili al di là
delle immagini che accompagnano.

Impossibile sarebbe percorrere un excursus esaustivo di un universo talmente vasto;
limitiamoci dunque a scattare un’istantanea di alcuni autori che hanno accompagnato i film
degli ultimi 20 anni, per dare uno spunto di ascolto e orientare il lettore attraverso un mondo
degno della massima attenzione.

2000: Thomas Newman e American Beauty

Anche se il film è datato 1999 la colonna sonora venne distribuita a partire dal 2000 e può a
pieno titolo aprire il nostro viaggio.

Il film di Sam Mendes, candidato a otto premi Oscar e vincitore di 5 tra i più importanti
(miglior film, miglior regia Sam Mendes, miglior attore protagonista Kevin Spacey, migliore
sceneggiatura originale Alan Ball e migliore fotografia Conrad Hall), ha rappresentato
un’icona della cultura di inizio secolo affrontando, in una pellicola sempre in bilico tra ironia,
drammaticità e grottesco, i temi della sensualità, delle relazioni familiari e del senso della vita
nella cultura della classe media nord americana.

Thomas Newman, già autore di moltissime colonne sonore alcune delle quali importanti
capitoli della cinematografia statunitense (1917, Il ponte delle spie, Passangers, Il debito,
Revolutionary road, Il miglio verde), ci accompagna nella vita di Kevin Spacey e della sua
bizzarra famiglia con una commento sonoro diventato modello per gli autori di colonne
sonore negli anni successivi.

Su precise indicazioni del regista Mendes, Newman antepone il battito e il ritmo alla melodia
utilizzando, oltre al pianoforte che spesso è il protagonista di sequenze ripetitive e
microvariate, strumenti tipici della world music come tabla, bonghi, piatti, xilofoni e
marimbe, completati dalla presenza di chitarre e flauti.

Il risultato è un’opera minimalista perfettamente in grado di dare forma allo smarrimento e
alla disgregazione progressiva che si sviluppano nel crescendo del film. «Ci fu un’operazione
di equilibrio molto delicata, in relazione alla quale la musica giocò un ruolo fondamentale nel
preservarlo» (Tomas Newman).
Nel 2006 la rivista statunitense Filmmaker ha inserito American Beauty nelle 20 migliori
colonne sonore essenziali che sono state in grado parlare ai «complessi e innovativi rapporti
tra musica e narrazione».

2009: Abel Korzeniowski, Shigeru Umebayashi e A single man

A Single Man è un film del 2009, esordio alla regia dello stilista Tom Ford. Il film è basato
sul romanzo di Christopher Isherwood “Un uomo solo”, che racconta l’ultimo giorno della
vita di George Falconer, un professore inglese omosessuale che che vuole suicidarsi poiché è
incapace di sopportare il dolore per la morte del suo compagno, Jim, avvenuta otto mesi
prima dopo sedici anni di convivenza.

Il protagonista Colin Firth è stato candidato al premio Oscar e al Golden Globe come miglior
attore protagonista e ha conquistato il Bafta e la miglior interpretazione alla Mostra
internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
La colonna sonora invece ha ricevuto la nomination ai Golden Globe.

In questo film le musiche sono affidate a due autori di grande capacità creativa. Il primo è
Abel Korzeniowski autore, tra le altre, di colonne sonore importanti quali Animali notturni,
W.E., The Curier, Romeo and Juliet. Il secondo, Shigeru Umebayashi, ha al suo attivo più di
quaranta musiche per film giapponesi e cinesi ed è conosciuto in Occidente per opere come
In the Mood for Love, La foresta dei pugnali volanti, 2046, Mare nero, Fearless, La città
proibita.

I due autori si alternano in brani composti dall’uno e dall’altro, avvicendati a brani di musica
pop, lirica e di jazz classico, in un insieme eclettico che riesce a sposare le diverse anime del
film.
Korzeniowski e Umebayashi firmano ovviamente i brani originali seguendo le proprie
peculiarità compositive.
Nel caso del musicista polacco le suggestioni orchestrali ricalcano in una parte dei brani un
canovaccio classico con arrangiamenti di archi dispiegati in melodie che colpiscono per la
loro efficacia narrativa e per la capacità di evocare sentimenti sospesi tra la malinconia e la
struggente contrapposizione vitale del protagonista. In altri brani invece fa la comparsa il
pianoforte con arpeggi e melodie molto coinvolgenti ma mai invadenti all’interno della
sceneggiatura.

Umebayashi firma George’s waltz, A Variation on Scotty Tails Madeline e Carlos. Tutte e tre
i brani ricalcano lo stile dell’autore che avevamo ammirato in opere come In the mood for
love e 2046, ma con un diverso colore per ogni brano: incalzante in Carlos, onirico in
Variation ed etereo nel valzer. Gli archi sono i protagonisti di melodie che, riconducendo
l’ascoltatore a sonorità classiche di inizio ‘900, si fondono con l’inquietudine indefinita del
protagonista, sempre in bilico tra profonda disperazione, assenza di energia e malinconico afflato vitale.

Il risultato complessivo è un’opera davvero notevole per chiunque sia appassionato di
musiche da film, frutto di un’attenta ricerca da parte del regista. Ford ha affermato: «Ho
sempre saputo di volere una grande, esagerata colonna sonora. Volevo un tema d’apertura
lussuoso e una musica che fosse una vera e propria colonna sonora vecchio stile».

Fine prima parte

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